MINGJUE, una nuova ma antica via per la realizzazione del Sé


Cosa è Mingjue? E’ qualcosa nascosto dentro di noi, di immenso valore, ma che poche persone conoscono, la maggior parte di noi non può vederlo. Ma con i metodi, può essere sperimentato e consolidato da tutti.

Per capire di cosa si tratta, dobbiamo fare due considerazioni preliminari.

La prima è che, ormai, il numero delle persone che cercano di uscire dal paradigma riduzionista e materialista nel quale la nostra cultura ci ha formati, è piuttosto elevato. Molte di queste persone, nella loro ricerca, arrivano a  percorrere le vie del misticismo, magari fondato su antiche basi religiose, con dei contenuti che, pur potendo essere attraenti, portano molto lontano dalla nostra cultura di formazione, che, con i suoi limiti, ha generato le condizioni che permettono a molti di noi di cercare di migliorare se stessi.
In altre parole, se lo “Scientismo”, essendo una fede, non porta alla crescita dell’autocoscienza e della consapevolezza, però la Scienza, nella sua intrinseca onestà, nella sua capacità di fare affermazioni provate e condivisibili, non può essere abbandonata con tanta leggerezza. E, appunto, il Zhineng Qigong (1), che è parte integrante del percorso dei metodi della Mingjue, è una Scienza, con il suo apparato teorico e con le sue premesse fondanti radicate nella concretezza delle esperienze di centinaia di migliaia di persone.

La seconda è che dobbiamo aver chiaro cosa si intende con Sé, altrimenti detto vero Sé. Mentre leggiamo queste parole, dobbiamo chiederci chi siamo noi, quali sono i nostri confini, quali sono i termini della nostra visione duale, cosa siamo e cosa non siamo. Se posso osservare il testo, e comprenderlo, esso è altro da me. Se posso osservare gli occhi che osservano il testo, allora anche questi sono altro da me. Se posso osservare il leggero fastidio che mi dà leggere queste parole, non sono questa sensazione.

Quindi, se posso osservare l’ambiente, io non sono l’ambiente. Se posso osservare il mio corpo, io non sono il mio corpo. Se posso osservare le sensazioni fisiche, quelle che fanno capo ai 5 sensi, io non sono le sensazioni fisiche. Se posso osservare le mie emozioni, io non sono le emozioni. Se posso osservare i miei ricordi, io non sono i ricordi.

A questo punto, manca l’ultimo e fondamentale passaggio, quello che non tutti riescono a compiere. La maggioranza delle persone, purtroppo, non riesce ad osservare i propri pensieri, perché è fortemente identificata con essi. Chi invece può farlo, è già sulla via della Mingjue, anche se non la conosce. Quindi, definiamo Sé, o vero Sé, l’Osservatore ultimo, quella parte di noi che può osservare i propri pensieri, e quindi essere consapevole della propria esistenza indipendente.

Se non riesci a osservare il tuo pensiero, probabilmente, a questo punto, proverai una certa irritazione, e, forse, abbandonerai la lettura. Ma, se hai pazienza, posso dirti che anche coloro che, come me, possono farlo, per buona parte del tempo quotidiano ancora vivono nello stato di identificazione con il proprio pensiero. Tutti possiamo arrivare allo stato dell’Osservatore ultimo, basta volerlo e praticare i giusti metodi.

Mingjue è un termine cinese che significa “La coscienza conosce chiaramente se stessa”. Può essere descritto come coscienza del Risveglio, pura coscienza o puro Osservatore. Come, non avendo mai raggiunto questo stato posso capire di che si tratta? C’è un preciso momento della giornata, molto intenso e molto breve, nel quale tutti provano il livello più basso dello stato di Mingjue. Appena ci svegliamo, prima che capiamo dove siamo, prima che i nostri pensieri, le nostre sensazioni e le nostre percezioni ci collochino nella nostra rappresentazione della realtà oggettiva, allora, per un breve istante, siamo l’Osservatore, ancora incapace di identificazione. Ci ricordiamo dopo come ci sentivamo? Certamente no, almeno non finché non si diventa capaci di “scollare” l’Osservatore, lo stato di pura autocoscienza, dalla rappresentazione mentale della realtà.

Quando siamo in Mingjue, di buon livello, qualunque cosa accada, entro certi limiti, possiamo sempre osservare le nostre reazioni automatiche, mentali e fisiche, e quindi, assecondarle o lasciarle svanire. Questa considerazione ci porta al grande vantaggio nel disporre di una Mingjue stabile: la libertà.

Mingjue è libertà dalle reazioni causali.
Quando parliamo di libertà, non lo facciamo in termini di libertà di comportamento, che deve sempre essere definito nei limiti del rispetto degli altri, quanto, piuttosto, il non soggiacere ad una sequenza coatta di azione e reazione. In condizioni di identificazione, nessuno di noi è libero, ci illudiamo di esserlo, ma siamo soggetti alla legge di causa ed effetto come fossimo macchine. Facciamo un esempio pratico: siamo in viaggio su un mezzo pubblico, una persona si muove velocemente verso l’uscita, e, passandoci accanto, ci pesta i piedi e poi rapidamente scende dal mezzo, che riparte. La prima emozione che sorge, dopo la sorpresa dell’inaspettato, è la rabbia. Poi i pensieri articolano giudizi negativi e la mente ci fa immaginare cosa avremmo detto al passeggero irrispettoso, se non fosse ormai fuori portata. Magari, per alcuni di noi, l’irritazione permane per ore, guastandoci la giornata. Tutte queste reazioni sono assolutamente causali, ci sovrastano, non possiamo scegliere, accadono e basta, anche se il tipo e l’intensità della nostra reazione dipende dal nostro Sistema di Riferimento (2). Nello stato Mingjue, avremmo osservato la rabbia montare, fino al culmine, e poi svanire. I pensieri giudicanti non sarebbero stati incoraggiati con l’identificazione. Pochi minuti dopo l’evento ogni conseguenza sarebbe svanita.

Mingjue è indipendenza dai traumi e dalle stratificazioni del passato.
Molte informazioni vengono ricevute dalla nostra mente ogni giorno sia a livello conscio che inconscio. Queste informazioni possono creare pressioni e conflitti e possono influenzare la nostra salute fisica ed emotiva nel momento presente. Ma anche le informazioni dalle  esperienze passate, come stress, traumi o altre circostanze della vita possono essere la causa di ansie, paure, insicurezze, fissazioni ecc. o sentimenti costanti di preoccupazione, nervosismo, tensioni o disagio, nel momento presente. Facciamo un esempio immaginario: da bambino, uno sconosciuto, che indossa un certo tipo di cappello, irritato dalla mia palla che lo ha colpito per sbaglio mentre stavo giocando, quando gli chiedo di rendermela, mi guarda con rabbia e la buca. Me ne vado piangendo, ma la cosa non finisce lì. Nel corso degli anni, tutti gli adulti con quel tipo di cappello hanno inspirato in me sospetto e pregiudizio, cambiando le mie scelte, sia lavorative sia nelle amicizie, in definitiva, il corso della mia vita. Nello stato Mingjue, il passato, con le sue sensazioni, non può più influenzarmi, perché le vedo sorgere e svanire.

Mingjue è vitalità e autoguarigione.
Nel corso della vita, molti di noi hanno, purtroppo, compreso chi scrive, perduto la consapevolezza della maggior parte dei processi vitali, anzi, forse non si ricordano più di quando l’avevano. Questa perdita progressiva di consapevolezza peggiora costantemente la qualità della nostra vita, in molti casi, manca ormai anche una mappa mentale del nostro corpo, non sappiamo più dove sono le sue parti, dobbiamo usare la vista anche per sapere dove sta la nostra mano. Mancando la percezione dei processi vitali, lo stato di salute peggiora, l’autoguarigione diventa sempre più difficile, dobbiamo ricorrere ad un aiuto esterno per qualunque sciocchezza, basta prender freddo per indebolire le difese immunitarie e quindi si rischiano attacchi ben più gravi da parte di patogeni esterni. Invece, con la pratica Mingjue, la coscienza recupera una forte connessione con lo spazio interiore, si manifesta una grande integrazione tra vitalità, coscienza e corpo, aumentando l’efficacia dei processi di autoguarigione.

Mingjue si raggiunge e consolida con la pratica.
Sicuramente, come è stato per chi scrive, nell’esperienza di vita di ognuno di noi ci sono stati dei momenti nei quali lo stato Mingjue era presente. Quasi tutti noi possiamo ricordare degli episodi nei quali potevamo osservare con attenzione e distacco la vita che scorreva fluida accanto a noi. Come ci sentivamo? C’era  gioia incondizionata e benevolenza nei confronti di tutte le manifestazioni della vita. Questo stato, che ci consente una esistenza piena e costruttiva, va suscitato e mantenuto stabilmente per la maggior parte del tempo della nostra quotidianità. Per fare ciò, abbiamo solamente bisogno di metodi collaudati e pratica sistematica.

Marco Tau, divulgatore di argomenti al confine tra scienza e filosofia, operatore Zhineng Qigong e insegnante di Mingjue Gongfu.

– La figura all’inizio dell’articolo è tratta dal materiale didattico fornito dall’insegnante Wei Qifeng durante il corso denominato “Mingjue Gongfu” 2020-2021

– Per ulteriori approfondimenti, si rimanda ai seguenti link

Canale Youtube dedicato alla teoria e alla pratica della Mingjue
https://www.youtube.com/channel/UCTPHMvNZTi51dcMXtKHuYbw

Sito dell’Accademia Internazionale Mingjue
https://www.theworldconsciousnesscommunity.com/zhineng-qigong-mingjue-academy/

(1) Zhineng Qigong: “lavoro sull’energia per lo sviluppo delle abilità e della saggezza”, laddove con “abilità” si fa riferimento sia alle abilità fisiche sia a quelle mentali e con “saggezza” si intende la capacità di muoversi armoniosamente nel proprio contesto di vita sociale e naturale. E’ lo stile di Qigong, lavoro sull’energia, ideato dal dott. Pang Mingcomponendo assieme, in modo armonioso ed efficacie, 19 stili diversi di Qigong, da lui personalmente appresi durante un lungo percorso di formazione iniziato all’età di 3 anni.

(2) Il Sistema di Riferimento (SR) è l’insieme delle convinzioni e delle categorie di un individuo e costituisce il filtro attraverso il quale ciascuno di noi interpreta la realtà. Le convinzioni sono strutturate in giudizi (“questo è così/questo non è così”, “questo è possibile/questo non è possibile”, “questo è bene/questo è male”, etc.) e in parte inconsce, tali convinzioni concernono la natura, la società e se stessi e si sedimentano e strutturano attraverso l’educazione e la personalissima esperienza di ciascuno. Le categorie interpretano e filtrano la percezione del reale (quella è una sedia, quest’altra è una finestra, questo è il canto di un merlo, etc.), non possiamo riconoscere ciò che vediamo e percepiamo attraverso i nostri sensi, se non viene categorizzato dal nostro SR. In un essere umano adulto, spesso, quello che non viene riconosciuto viene scartato, come se non fosse stato percepito. SR è interamente condizionato dall’ambiente – da intendersi sia come ambiente naturale sia e soprattutto come contesto culturale, sociale e famigliare – e offre una visione delle cose necessariamente soggettiva e parziale.